lunedì 2 giugno 2008

LET IT ROLL - INTERVISTA CON PHIL MOGG DEGLI UFO


Dopo oltre 30 anni di carriera qual è il segreto che permette agli Ufo di volare ancora così in alto?
"L'alcol! (risate) A parte gli scherzi, non c'è mai stato nulla di pianificato. Credo che nessuno di noi immaginasse di durare così a lungo: alti e bassi, abbandoni e riunioni hanno finito per rafforzarci.
Forse anche la complementarietà dei nostri caratteri…".

Da dove deriva il nome della band?
"Da un famoso locale di Londra, che si chiamava, appunto, U.F.O.".

Se non ricordo male era un club dove si "viaggiava" parecchio, ma non in senso tradizionale…
"Assolutamente sì!".

Quanto è stata consapevole la trasposizione di questi… "viaggi" nello space rock degli esordi?
"All'epoca, io, il chitarrista (Mick Bolton, ndr) e il bassista (Pete Way, ndr) vivevamo a Londra e bazzicavamo i Roundhouse Studios, dove era in auge l'acid rock. I Pink Floyd, Jimi Hendrix, i
Free erano da poco usciti allo scoperto; noi abbiamo contaminato lo space rock inacidito con il blues: in quel periodo, infatti, cominciavamo a interessarci di più al r&b e al blues".

Dal prog psichedelico di "Prince Kajuku" (da "Ufo 2 - Flying", del 1971, ndr) a una forma di hard rock molto diretta: cosa ha determinato questo cambiamento?
"Suonavamo da poco tempo, non avevamo un'identità musicale ben precisa. Quando firmammo il nostro primo contratto non avevamo mai messo piede in uno studio di registrazione, potevamo
vantare solo un'esibizione al Marquee (celebre locale di Londra, ndr). Non avevamo nessuna esperienza in materia di songwriting e di incisione; da allora abbiamo cominciato a scrivere sempre più. Poi, il cambiamento maggiore ha coinciso con l'arrivo di Michael Schenker".

La vostra etichetta, la Chrysalis, era specializzata in gruppi progressive…
"Sì, ma prima avevamo firmato un contratto con la Beacon, che aveva pubblicato i nostri dischi di space rock, e solo dopo eravamo passati alla Chrysalis. Con la nuova etichetta arrivò anche il nuovo chitarrista…".

Perché un tedesco quando avevate un'ampia scelta di musicisti anglosassoni?
"Frutto del caso. All'epoca il nostro chitarrista era Bernie Marsden (poi nei Whitesnake, ndr); dovevamo fare un tour in Germania e il giorno della partenza lui si dimenticò il passaporto a casa! Avevamo assistito a un concerto degli Scorpions ed eravamo rimasti impressionati dal talento di Michael (Schenker, ndr), così ce lo facemmo 'imprestare' per il concerto di quella sera, e di quella
dopo. Alla fine gli proponemmo di unirsi a noi. Bernie, comunque, era un ottimo musicista, un tipo in gamba e divertente, tranne quando si toglieva le scarpe e le metteva sotto l'impianto di riscaldamento della macchina! Il calore rendeva l'aria alquanto fetida! Una volta che Bernie si era tolto le scarpe e si era addormentato, Pete Way le infilò in un sacchetto di plastica e le lanciò dal finestrino!".

Fra tutte le band di hard blues rock, gli Ufo sono quelli che hanno mantenuto meglio la propria identità musicale. Qual è il segreto?
"Credo si tratti di una combinazione di stili: quello di Michael, di Pete e il mio. Ce ne siamo accorti quando abbiamo provato a suonare con altri musicisti".

Come siete entrati in contatto con Leo Lyons, bassista dei Ten Years After e produttore di "Force It", "No Heavy Petting" e "Lights Out"?
"Eravamo sotto contratto con la Chrysalis, che si occupava anche del management dei Ten Years After. Un giorno il boss dell'etichetta ci propose di andare in studio con Leo, e noi accettammo di buon grado".

Torniamo un attimo a "Force It": aveva una copertina d'impatto…
"Se ne occupò lo studio Hipgnosis, che aveva già disegnato quella di 'Phenomenon' e in seguito realizzò quella di 'No Heavy Petting'".

Ne uscirono due versioni, una per il mercato americano e una per quello inglese…
"In America non volevano che si mostrasse il capezzolo visibile sulla copertina europea, così decisero di sfumare le due figure femminili. Personalmente non ci trovavo nulla di offensivo né di particolarmente spinto. Oltretutto, modificando la cover si perdeva il significato della stessa (risate)".

Come siete entrati in contatto con George Martin (il leggendario produttore dei Beatles che nel 1980 si occupò di 'No Place To Run', ndr)?
"Sempre tramite la nostra etichetta, la Chrysalis. In precedenza avevamo collaborato con Ron
Nevison (nel 1978, per 'Obsession', ndr), che aveva fatto un ottimo lavoro, ma a quel tempo
volevamo cimentarci con qualcun altro".

Qual è il disco degli Ufo che preferisci da un punto di vista strettamente musicale?
"Non saprei. Di solito tendo a valutare i dischi in base ai ricordi ad essi legati, quindi potrei non essere così obiettivo nella scelta! Rammento che ci divertimmo un sacco durante le registrazioni di 'The Wild, The Willing and The Innocent' (il primo autoprodotto, ndr), come anche di 'No Place To Run' e prima di 'Obsession'; questi sono appunto i miei preferiti. Del materiale del primo periodo direi 'No Heavy Petting' e 'Lights Out', che rappresentò una pietra miliare nel nostro processo evolutivo".

Come cantante quali sono stati i tuoi "maestri"?
"Quelli della vecchia guardia, come Screaming Jay Hawkins, Sonny Boy Willliamson, Muddy Waters e Howlin' Wolf. Tra quelli più… recenti Stevie Marriott (cantante e chitarrista solista
degli Small Faces e degli Humple Pie, ndr) era uno dei miei preferiti, quindi Joe Cocker e Terry Reid".

Parlando di cantanti solisti: in questa veste avresti potuto incidere molti dischi, ma non l'hai fatto. Come mai?
"Non si è mai presentata l'occasione; sono sempre stato impegnato con gli Ufo e non c'era molto tempo per dedicarsi ad altro. Di recente ho inciso un paio di dischi come Mogg Way e uno
con i Sign of 4…".

Perché avete intitolato un vostro disco "Sharks" ("Squali", l'ultimo con Michael Schenker, nel 2002, ndr)?
"Perché ne siamo circondati! (risate) Sono dappertutto!".

Questa è paranoia, l'argomento trattato in "Doctor Doctor" (uno dei primi hit della band, datato 1974, ndr), se non sbaglio…
"Esatto!".

Canzone che ci riporta di nuovo al passato: dove si colloca Phil Mogg?
"Nel presente, qui e ora; ma ho un'ottima memoria…"

(Fonte: glam-metal.com, traduzione mia)

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