venerdì 30 maggio 2008

RIFF RAFF: HEAVY METAL KIDS # 2 - SAXON LIVE

Saxonauti al concerto di Biff & co. al Palasport di Torino, 30 settembre 1985


RIFF RAFF: HEAVY METAL KIDS # 1 - IRON MAIDEN LIVE

Concerto dei Maiden al Palasport di Torino, 3 aprile 1981: in primo piano un'augusta delegazione di aristocratici sabaudi... (degna di menzione la capigliatura bionda tinta del tesoriere del granducato di Falchera)


giovedì 29 maggio 2008

GRAHAM BONNET ROCKS YOU TO THE GROUND PART 1 (1968-1981)

(le dichiarazioni di Graham Bonnet & co. sono estrapolate da diverse interviste pubblicate sul sito http://www.bonnetrocks.com/)

Top Ten di Graham Bonnet

1. White Album (The Beatles)
2. In Through The Out Door (Led Zeppelin)
3. Talking Book (Stevie Wonder)
4. Surf's Up (The Beach Boys)
5. The Buddy Holly Story (Buddy Holly)
6. Love on the Airwaves (Gallaghar & Lyle)
7. All Things Must Pass (George Harrison)
8. Imagine (John Lennon)
9. The Kink Kronikles (The Kinks)
10. No Dice (Badfinger)

(da un'intervista rilasciata alla rivista giapponese "Rockin' f", 1983)

Pochi, alla luce di quanto scritto sopra, e conosciuti gli esordi di Graham Bonnet, avrebbero osato predirgli una carriera marchiata hard & heavy.
Inglese di Skegness, Lincolnshire, dove nasce il 23 dicembre 1947, Bonnet muove i primi passi in una direzione artistica completamente diversa da quella che avrebbe poi intrapreso ("Amo il R&B e il blues, sono le mie radici musicali"). A 15-16 anni suona blues nei pub londinesi; qualche tempo dopo fonda i Graham Bonnet Set, ai quali si unisce presto il cugino, Trevor Gordon Grunnill (poi solo Trevor Gordon), di un anno più giovane, nativo di Skegness ma cresciuto in Australia, dove nel 1964 era entrato in contatto con i Bee Gees, incidendo con loro quattro canzoni. La collaborazione con i futuri interpreti di "Saturday Night Fever" è destinata a continuare: al Revolution Club di Londra, dove la band sta per esibirsi, Trevor reincontra Robert Stigwood, manager dei Bee Gees e padrone della RSO Records. La band si scioglie, mentre Graham e Trevor entrano in sala di incisione per registrare alcune canzoni dei fratelli Gibb, di Neil Sedaka e di altri artisti. Barry Gibb è il supervisore delle operazioni: è lui a trovare e imporre il nome The Marbles (il fratello Robin aveva scelto Peanuts...), mentre Bonnet e Gordon avevano pensato di chiamarsi Bonar Law. Il duo viene messo sotto contratto dalla Polydor e nell'agosto 1968 esce il primo singolo, scritto da Maurice e Barry Gibb, Only One Woman. Grazie alla travolgente interpretazione di Bonnet, che impressiona per estensione vocale, ideale via di mezzo tra Tom Jones e Rod Stewart, la canzone raggiunge il quinto posto in Inghilterra, e in Sud Africa addirittura il numero uno. Un aneddoto eloquente della potenza vocale di Bonnet: durante le sessioni di "Only One Woman" Barry Gibb invitò Graham ad allontanarsi sempre più dal microfono!
Esattamente vent'anni dopo, nel 1988, la canzone sarà reincisa da una band svedese, gli Alien, e raggiungerà la vetta delle charts locali.
Purtroppo Only One Woman rimane anche... l'only one hit dei Marbles: infatti il loro secondo singolo, The Walls Fell Down, passa inosservato in madrepatria, mentre diventa popolare in Olanda, dove raggiunge il numero 3 della Top 40 nell'aprile del 1969. Ciononostante, i Marbles si sciolgono. L'anno successivo viene dato alle stampe il loro primo, e unico, album, ristampato in cd nel novembre 2003 dalla Repertoire Records con l'aggiunta di diverse bonus tracks e di un libretto ricco di foto e di notizie.
Dopo la fine dei Marbles, Bonnet sbarca il lunario incidendo jingles pubblicitari, e nel 1974 fa addirittura il suo esordio come attore nella commedia brillante Three For All, diretta da Martin Campbell, in cui interpreta il ruolo di Kook, cantante di una band dal nome curioso, Billy Beethoven.
Nel 1977 esce Graham Bonnet, prima prova da solista, che conquista il disco d'oro in Australia. Pezzo trainante di un album votato al verbo del rhythm & blues una cover della dylaniana It's All Over Now, Baby Blue, interpretata con vigore dal Nostro. Il disco sciorina un repertorio dai chiari rimandi nostalgici agli Anni 60: Bonnet esegue Will You Love Me Tomorrow, scritta da Carole King e portata al successo nel 1961 dalle Shirelles, e una versione di It Ain't Easy di Ron Davies, incisa cinque anni prima da David Bowie per "Ziggy Stardust", e si misura addirittura con un traditional blues-folk quale Rock Island Line, registrato per la prima volta da Leadbelly nel 1937, mentre l'unica canzone scritta dall'ex Marbles è la terza, l'allegra marcetta soul di Wino Song.
Nel 1978 viene pubblicato No Bad Habits; del disco esistono due versioni, una australiana e una olandese, con scalette differenti. Nel 1981 il disco viene ristampato in Giappone con una variazione fondamentale: Warm Ride, dei fratelli Gibb, viene rimpiazzata dall'incalzante Bad Days Are Gone, scritta da Bob Young e Mickey Moody, che la impreziosce con un bell'assolo. No Bad Habits ripercorre territori più congeniali al pedigrée del Nostro con la lenta, sofferta Is There A Way To Sing The Blues, il blues cadenzato di Cold Lady, il folk-rock pimpante di Can't Complain, il rock and roll di Stand Still Stella fino al sorprendente reggae di Only You Can Lift Me, del cantautore sudafricano John Kongos, dal cui repertorio proto-world music Bonnet attinge altre due songs, Pyramid e la conclusiva, solare Won't You Join Me, quest'ultima preceduta dalla dylaniana I'll Be Your Baby Tonight.
Nel 1979 esce per il mercato tedesco Can't Complain, disco che raccoglie il meglio dei due precedenti album. Nello stesso anno avviene l'imprevedibile: Ritchie Blackmore è alla ricerca per i suoi Rainbow di un cantante che non faccia rimpiangere Ronnie James Dio, andatosene per le solite divergenze creative. La scelta, dopo un provino molto breve (la sola Mistreated), cade su Bonnet: "Ritchie si ricordava di avermi sentito cantare Only One Woman con i Marbles, e chiese a Roger Glover informazioni sul mio conto. Io, in tutta onestà, non sapevo chi fossero i Rainbow. Certo, conoscevo di fama i Deep Purple, ma all'epoca le mie preferenze musicali andavano ai Beatles...".
Anche alla luce di questa dichiarazione la scelta pare azzardata, poiché il curriculum e il look alla James Dean (!?) non sembrano i più adatti per cancellare dalla memoria dei fans il ricordo dell'elfo italo-americano dalla voce adamantina.
Il 28 luglio 1979 viene pubblicato in Inghilterra Down To Earth, disco che segna una significativa virata verso sonorità più commerciali: "La decisione [di ammorbidire il suono] era stata presa prima che mi unissi alla band". I Rainbow entrano per la prima volta in classifica con due canzoni, All Night Long ma soprattutto una cover di Russ Ballard, Since You Been Gone, tutt'ora cavallo di battaglia del Nostro dal vivo. La voce graffiante di Bonnet lascia il suo marchio indelebile su diversi pezzi, dall'epica cavalcata di Eyes of the World passando per l'intenso blues di Love's No Friend e arrivando alla trascinante Lost In Hollywood, che per inciso sono le sue predilette.
Il tour di supporto al disco è molto intenso: alle prese con il vecchio repertorio dell'era-Dio, Bonnet dimostra idiosincrasia nei confronti di canzoni quali "Man On The Silver Mountain" e "Long Live Rock 'n Roll": "Cantare canzoni non registrate da me mi dava la spiacevole impressione di essere continuamente oggetto di commenti del tipo 'non è bravo quanto...'". L'ultima esibizione del cantante (e del batterista Cozy Powell) con i Rainbow è anche la migliore, il 16 agosto 1980, nell'esaltante cornice di Castle Donington, a suggello della prima edizione del Monsters of Rock, davanti a 100 mila spettatori entusiasti. Una curiosità: sul palco viene eseguita Will You Love Me Tomorrow, pescata dal repertorio solista del cantante, che il gruppo avrebbe voluto pubblicare come singolo ma che restò inedita.
Come accennato, dopo il Monsters of Rock il batterista se ne va, e il tastierista Don Airey minaccia di fare altrettanto. Bonnet, che aveva legato molto con i due, rimane spiazzato dagli eventi e medita anche lui di abbandonare il gruppo: "Bobby Rondinelli era il nuovo batterista, Cozy non c'era più, Don Airey era lì lì per andarsene; le cose stavano cambiando. In quel periodo eravamo a Copenaghen per la preparazione del nuovo disco: l'instabilità ci aveva reso improduttivi. A un certo punto me ne tornai a Los Angeles e da lì feci sapere che non sarei più tornato. Con il senno di poi, avrei potuto resistere ancora un po', come fece Don Airey, che non andò subito via come aveva annunciato. La routine però stava avendo il sopravvento, l'entusiasmo dei primi tempi si era dileguato. Quando sopraggiunge la noia è meglio mollare, e così feci!".
Dopo aver declinato l'offerta di sostituire Ozzy Osbourne nei Black Sabbath - "il loro manager mi contattò, mai io rifiutai... non sono mai stato un grande fan dei Sabbath, anche se forse allora presi la decisione sbagliata..." -, Bonnet torna a dedicarsi alla carriera solista: è sotto contratto con la Phonogram, sponda Vertigo; David Oddie, suo manager dal 1977 e legato alla Quarry Productions, coinvolge nel progetto Francis Rossi degli Status Quo - anch'egli della scuderia Quarry - e John Eden. Obiettivo: la realizzazione di un singolo; la scelta ricade su Night Games, di Ed Hamilton. La canzone è orecchiabile, possiede una melodia accattivante ed è commerciale al punto giusto: la voce trascinante di Bonnet provvede poi a fornirle un vestito musicale più aggressivo. La formazione raccolta intorno all'ex cantante dei Rainbow (etichetta immancabile sulle copertine dei dischi futuri...) è di tutto rispetto: Cozy Powell alla batteria, Mickey Moody alla chitarra acustica ed elettrica, Gary Twigg al basso, Andy Bown degli Status Quo al piano e all'organo. Nel marzo 1981 Night Games viene pubblicato in Inghilterra, dove raggiunge la sesta posizione. Bonnet partecipa anche alla trasmissione Top of the Pops: dei musicisti che suonano sul disco sono presenti solo Powell e Twigg. Intanto, in Giappone la canzone raggiunge la seconda posizione.
Il secondo singolo ad essere pubblicato è Liar, pezzo scritto nel 1969 da Russ Ballard per il primo disco degli Argent e già interpretato dai Three Dog Night nel 1971. Il lato B è occupato dalla ben più grintosa Bad Days Are Gone. La scelta della casa discografica si rivela infelice: Liar non va oltre il 51° posto nelle classifiche inglese. E’ un vero peccato che in sua vece non sia stata scelta un’altra canzone firmata da Ballard, S.O.S., dotata di dinamica aggressività, ideale biglietto da visita per l’ugola graffiante del Nostro, come spiega lo stesso Cozy Powell: “S.O.S. era ideale, invece scelsero un singolo anacronistico come Liar; mi chiedo spesso come ragionino i discografici: magari fanno scegliere alla cameriera che porta il tè!”. L’ingenuità più grave la commette però Bonnet stesso, che se ne torna a Los Angeles disinteressandosi del mixaggio finale dell’album. Mixaggio che smorza inesorabilmente i toni più rock: “Nonostante le premesse, il disco finì per diventare pop; ci suonavano musicisti del calibro di Jon Lord, Mickey Moody e Cozy Powell, ma il produttore John Eden vanificò la loro presenza esagerando con gli arrangiamenti di tastiere. Non fui per niente soddisfatto del risultato finale”.
Alla fine di ottobre del 1981 il disco viene finalmente dato alle stampe: Line-Up (questo l’anonimo titolo scelto) riceve una modesta promozione da parte della Phonogram, tanto che dopo aver raggiunto il 62° posto nelle charts inglesi si eclissa senza lasciare traccia. L’lp ha qualche momento convincente – Night Games, S.O.S, la ballata I’m a Lover ed Anthony Boy -, ma altri decisamente sottotono, e, cosa più grave, manca di un preciso indirizzo stilistico: Be My Baby (di Phil Spector) viene definita dalla stampa specializzata inglese “zucchero a velo nauseabondo”. Bonnet si affida a un repertorio rock ‘n roll fin troppo convenzionale e una produzione fiacca rende il disco anemico.





















BAD TASTE (IN FASHION) IS NO EXCUSE: SAXON LIVE 1985 # 2

La visiera da tennista indossata da Paul Quinn è uno degli accessori più ridicoli e fuori luogo apparsi su un palco metal!
















BAD TASTE (IN FASHION) IS NO EXCUSE: SAXON LIVE 1985 # 1

Concerto del 30 settembre 1985 al Palazzetto dello Sport di Torino: l'Arm of the Law è ancora Strong, ma così conciati sembrano i Village People dell'HM!











SOMEWHERE IN TIME: IRON MAIDEN IN TURIN 15 DICEMBRE 1986

Somewhere In Time Tour, special guest: W.A.S.P. Dopo due-tre pezzi la voce di Dickinson comincia già a fare i capricci: all'epoca capitava spesso...







ONCE UPON A TIME ON STAGE: KROKUS LIVE IN TURIN 1982

One Vice At A Time Tour, Teatro Tenda, Torino... Tonight Long Stick Goes Boom!





mercoledì 28 maggio 2008

GABBA GABBA HEY! - RAMONES LIVE IN TURIN 18 FEBBRAIO 1980

Sì, è vero: i Ramones sono punk, non hard... Però sono grandi lo stesso!



























martedì 27 maggio 2008

ONCE UPON A TIME ON STAGE: IRON MAIDEN LIVE IN TURIN 3 APRILE 1981 # 2





























ONCE UPON A TIME ON STAGE: IRON MAIDEN LIVE IN TURIN 3 APRILE 1981 # 1











CHARLIE DOMINICI: BACK WITH A TRILOGY

O3 - A TRILOGY
E' proprio vero che 3 è il numero "perfetto"? Dopo svariati, illustri esempi cinematografici - Matrix; Il signore degli anelli; I Pirati dei Caraibi; X-Men -, anche la musica si accoda alla moda imperante. A sfornare una trilogia in note è un illustre sopravvissuto dai trascorsi nobili ancorché decaduti: Charlie Dominici. Italo-americano made in Brooklyn, classe 1951, il buon Charlie è famoso per avere cantato sul primo disco dei Dream Theater, "When Dream and Day Unite" (1989). Ben prima del fatale incontro con Portnoy & co., Dominici, grande estimatore dei Beatles, aveva formato il duo "Billy and Charles", artefice nel 1969 di un disco omonimo semi-acustico divenuto ormai oggetto di culto collezionistico: su Gemm lo vendono a 65 dollari...
Nel 1981 partecipa come corista al disco d'esordio dei "Franke & Knockouts", band del New Jersey di effimero successo, famosa soprattutto per aver ospitato nelle sue file il futuro batterista dei Bon Jovi, Tico Torres.
L'esperienza nel Teatro del Sogno fu alquanto breve. Dopo di essa Dominici si dedicò ad attività extramusicali (tra le quali la gestione di una società di prestiti e ipoteche...) fino al 2005. Il 5 luglio di quell'anno dà alle stampe "O3 A Trilogy - Part 1", primo disco dopo un silenzio durato ben 16 anni. Il ritorno sulla scena musicale si rivela senz'altro coraggioso; incurante di mode e ricorsi nostalgici, il Nostro incide ciò che nessuno si sarebbe aspettato: accompagnato esclusivamente dallo scarno contrappunto di una chitarra acustica e talora di un'armonica a bocca, Dominici realizza la prima parte di quello che nelle sue intenzioni sarebbe stato un concept apocalittico diviso in tre segmenti. Dieci canzoni pregne di umori malinconici, dieci canzoni che rivelano un talento vocale inaspettato, esaltato dai toni intimisti e riflessivi che permeano tutta l'opera. Nel 2006 entra in contatto con la band svizzero-sarda dei Solid Vision (due ottimi cd all'attivo, Eleven e Hurricane), con i quali comincia a collaborare per la stesura dei nuovi pezzi. I frutti del sodalizio si materializzano l'anno seguente, allorché "O3 A Trilogy - Part 2" viene dato alle stampe. I toni delicati e arpeggiati dell'esordio vengono rimpiazzati da virtuosistici duelli chitarra-tastiere, alfieri di un prog metal non certo immemore della lezione di Portnoy & soci. Un disco ineccepibile dal punto di vista formale, ma troppo timoroso di abbandonare sentieri fin troppo tracciati.
Il 2007 vede Dominici sempre più coinvolto nel progetto O3: la storia della fine dell'umanità e della sua rinascita, grazie al DNA del suo unico sopravvissuto, il detective Anthony Dam (A.Dam, Adam, Adamo...), viene pubblicata nel 2008. Il songwriting è maturato e il suono si è indurito, come dimostrano alcuni passaggi pseudo-thrash nell'apripista King of Terror, mentre il lavoro della band è illuminato dal talento dei fratelli Maillard, Yan alla batteria e Brian alla fulminante solista, coadiuvati dai nostrani Riccardo Atzeni al basso e Amerigo Rigoldi alla tastiere.
Con un disco di buona caratura alle spalle, Charlie Dominici è pronto per ritagliarsi un piccolo, ma in fondo meritato, posto al sole. Nella speranza che quest'ultimo non venga spazzato via per sempre da personaggi reali simili a quelli descritti nel suo concept ...